Giorgio Porcellana and the Controversial Gift Economy

Giorgio Porcellana e la controversa economia del dono

Islands of Change, la piattaforma di economia solidale ideata da Giorgio Porcellana sta rivoluzionando la finanza digitale

Il progetto di Giorgio Porcellana ha subito attirato l’attenzione mediatica e creato polemiche. Alcuni lo criticano. Perché? È semplice: si tratta di una catena di donazioni solidali senza fini di lucro. Un progetto innovativo che non piace ai grandi poteri economici. Se qualcuno ti chiedesse di regalare soldi, lo faresti? E se ti dicessimo che esiste una comunità internazionale dove i partecipanti si scambiano donazioni in denaro, ci crederesti? Ebbene sì, esiste davvero.

La maggior parte della popolazione mondiale è abituata all’economia lineare. Si lavora, si vendono prodotti o servizi e si guadagna denaro. Quando i soldi finiscono, bisogna lavorare di nuovo o vendere altro, producendo o comprando prima. Ma esiste un’altra economia, antica e basata sul dono. Qui i partecipanti ricevono denaro in regalo senza dover lavorare né restituirlo. Questa economia è reale e si chiama Islands of Change (IOC). È parte della International Jorel Foundation, una fondazione umanitaria internazionale con sede a Panama.

Giorgio Porcellana l’ideatore e portavoce del progetto, vive spostandosi tra Asia e America Latina, seguendo lo stile di vita dei nomadi digitali. La fondazione Internazionale Jorel sostiene progetti umanitari innovativi. Tra questi spicca la creazione di ecovillaggi biosostenibili a energia libera. Le case sono indipendenti, con giardino, orto familiare e, per chi lo desidera, una piscina. Un esempio concreto di vita sostenibile e solidale.

C500s ha incontrato Giorgio Porcellana, conosciuto nella Community come Jorel, che in questa intervista ha raccontato come il suo sogno sia diventato realtà. Un progetto che sta facendo scalpore nei social e nei media. In questa intervista, Giorgio Porcellana parla con passione del potenziale trasformativo di un’economia del dono, considerandola un modo per ripensare i valori della società. 

Giorgio Porcellana sottolinea come questo sistema favorisca la generosità e la collaborazione, piuttosto che i motivi di profitto, mettendo in evidenza come rafforzi la fiducia e i legami comunitari. Attraendo esempi storici, Giorgio Porcellana dimostra che le economie del dono hanno radici culturali profonde e possono offrire un’alternativa etica e sostenibile ai modelli capitalistici moderni.

Intervista con Giorgio Porcellana, Indice dei Contenuti

Come è nata l’idea di creare una comunità di economia solidale?

Giorgio Porcellana: L’Economia Circolare Solidale del Dono ha radici profonde nell’antichità, basandosi su principi matematici e geometrici sviluppati dal popolo sumero e usati inizialmente per scopi diversi. Questo modello è stato adottato per millenni da comunità e tribù di tutto il mondo, in particolare in Africa, Sud America e Oriente, oltre che da gruppi di origine ebraica.

Non si tratta di beneficenza, ma di un sistema economico creato dalla gente per la gente, capace di crescere con l’aumento dei partecipanti e di redistribuire risorse in modo solidale e ciclico. Il sistema si fondava su una logica di rotazione. I membri della comunità si univano per raccogliere beni come viveri, vestiti e prodotti artigianali da destinare a turno a una famiglia.

Questa, dopo aver trattenuto ciò di cui aveva bisogno, ne donava una parte ad altre famiglie. Una volta completata la fase iniziale, il ciclo ricominciava con una nuova famiglia, coinvolgendo anche coloro che avevano già beneficiato del sistema e nuovi partecipanti. Questo processo garantiva sostegno continuo, senza impoverire nessuno e assicurando che ogni membro della comunità avesse accesso alle risorse necessarie.

Questo modello è ancora vivo in alcune tribù africane, dove il dono e la redistribuzione creano abbondanza condivisa. Nelle comunità di origine ebraica, questa economia si è evoluta nell’uso del denaro al posto dei beni materiali. Così è nata una vera e propria economia circolare che permetteva di vivere senza lavorare per il denaro, dedicandosi ad attività personali, culturali o creative. Il sistema, crescendo, consentiva di accumulare somme sempre più consistenti, che venivano investite per creare imprese in settori strategici.

Da questo modello sono nate attività che hanno rivoluzionato l’economia globale, come imprese nel tabacco, petrolio, acciaierie, trasporti, telecomunicazioni, farmaceutica e finanza. Queste attività non solo hanno dato lavoro a migliaia di persone, ma hanno anche reso le famiglie coinvolte sempre più influenti. Questo sistema rappresenta un esempio unico di come la solidarietà e la collaborazione possano creare ricchezza e stabilità.

Qual è la teoria dell’economia del dono e perché è diventata attuale?

Giorgio Porcellana: L’economia del dono, o gift economy, rappresenta un modello economico e culturale basato sul valore d’uso di beni e servizi, piuttosto che sul valore monetario. Si fonda su uno scambio reciproco che non prevede obblighi di ricompensa immediata o futura. Questo sistema rompe con le logiche tradizionali dell’accumulazione e del profitto, sfidando la centralità dell’utile che domina l’economia moderna. Il dono, nella sua gratuità, si presenta come un atto simbolico e sociale che riafferma la possibilità di un’economia alternativa, basata sulla relazione e sulla solidarietà.

Il dono non è semplicemente un trasferimento materiale; è un’azione che implica una decisione e un coraggio, richiedendo al donatore di instaurare e rafforzare legami sociali. Questo gesto gratuito crea un sistema relazionale in cui il valore non è definito dal profitto, ma dalla connessione tra le persone che produce solidarietà e fiducia. Come il racconto biblico di Elia e la vedova di Zarepta illustra, il dono ha una dimensione che trascende il calcolo: anche quando le risorse sembrano scarse, l’atto del donare genera un’abbondanza simbolica che si rinnova. 

L’economia del dono è una sfida per gli economisti moderni?

Giorgio Porcellana: Si. Il dono rappresenta un paradosso per gli economisti tradizionali, che lo considerano irrazionale perché non si inserisce nei parametri della logica monetaria. L’economia del dono non nega il valore dei sistemi economici consolidati, ma li sfida a riconoscere la necessità di integrare valori come la gratuità e la solidarietà. Non si tratta di sostituire i mercati o il capitalismo, ma di proporre prospettive più inclusive, in cui le economie siano mediate da considerazioni sociali e politiche. L’economia del dono non è un’utopia, ma un invito a ripensare i rapporti economici e sociali.

Un esempio moderno di economia del dono è la comunità del software libero. Qui, programmatori e utenti condividono liberamente codici, migliorano programmi e distribuiscono i risultati, senza aspettarsi guadagni diretti. Questo approccio dimostra che il dono non è solo un concetto del passato, ma un principio applicabile anche a contesti tecnologici e globalizzati. La libertà di creare, migliorare e redistribuire è un atto di generosità collettiva, che beneficia non solo i singoli ma l’intera comunità.

Perché il dono non è in linea con l’economia neoclassica?

Giorgio Porcellana: Il dono sfida l’economia neoclassica perché scardina uno dei suoi pilastri fondamentali: la massimizzazione dell’utilità individuale. Il dono, infatti, non è un atto individualista ma relazionale, legato ai rapporti tra le persone e alle dinamiche sociali. David Graeber ha dimostrato che l’economia non è nata dal baratto né dalla moneta, ma dal debito, e prima ancora dal dono. Marcel Mauss, nel suo celebre saggio sul dono, lo definisce un fatto sociale totale: un elemento culturale inestricabilmente connesso a tutti gli altri aspetti della società.

Un esempio emblematico di economia del dono è il potlach, una cerimonia tradizionale praticata dai nativi della costa nord-occidentale del Pacifico (come i Kwakiutl, Tlingit e Salish). In queste celebrazioni, la generosità dei partecipanti viene premiata con prestigio sociale. Ma questo avveniva anche nell’Italia longobarda dell’VIII secolo.

Il termine stesso, potlach, significa “dono” in lingua chinook. Durante queste occasioni, si assiste a una competizione nel donare beni, dando vita a un ciclo virtuoso di reciprocità e rafforzamento dello status sociale. Mauss definì questa pratica come esempio perfetto dell’economia del dono, dimostrando che il valore del dono supera quello del denaro, poiché incorpora altruismo, prestigio e relazioni.

Anche nella nostra cultura moderna troviamo tracce di queste dinamiche. Durante occasioni come il Natale o i compleanni, mettiamo in pratica una sorta di potlach moderno, scambiando regali che rafforzano i nostri legami sociali e riaffermano la reciprocità. Sebbene spesso mediati dal consumo, questi gesti conservano l’essenza del dono: la costruzione e il mantenimento delle relazioni.

Il dono, quindi, non è solo un gesto economico, ma un processo che tiene insieme la società. È un atto che genera connessioni, crea obblighi reciproci e sfida il dominio dell’utilitarismo, mostrando che l’essere umano è prima di tutto un animale sociale, capace di costruire significato attraverso la condivisione e la generosità.

Antropologi, economisti e filosofi hanno studiato l’economia del dono, serviva Giorgio Porcellana per metterla in atto?

Giorgio Porcellana: Ahahah, pare proprio di sì! Io ho sviluppato un sistema matematico per lo scambio del dono come sistema economico. Tra i principali studiosi delle economie primitive e dell’economia del dono troviamo figure di rilievo come Karl Polanyi (Il sostentamento dell’uomo), Marcel Mauss (Saggio sul dono), Bronislaw Malinowski (Gli argonauti del Pacifico occidentale), Raymond Firth (We, the Tikopia) e Maurice Godelier, tra gli altri. I loro studi hanno permesso di comprendere le dinamiche delle economie non basate sul mercato, evidenziando come il dono sia un elemento centrale nell’organizzazione sociale ed economica di molte culture.

Sebbene l’economia del dono venga spesso associata a comunità tradizionali, esempi del suo funzionamento si trovano anche nel mondo contemporaneo. Ad esempio, i centri di raccolta del sangue operano attraverso donazioni volontarie, senza offrire ricompense materiali ai donatori. Allo stesso modo, le famiglie che donano organi non ricevono compensazioni economiche, mostrando come in questi atti prevalga l’altruismo sul guadagno monetario.

Un altro esempio significativo è rappresentato dalle comunità di software libero. I programmatori condividono il codice sorgente dei loro programmi su internet, permettendo a chiunque di copiarlo, modificarlo o migliorarlo. In cambio, ottengono prestigio e riconoscimento all’interno della comunità tecnologica, mentre il collettivo beneficia di strumenti più avanzati e funzionali. Questo modello dimostra come l’economia del dono possa coesistere con ambienti moderni e tecnologici.

Nelle società delle isole del Pacifico, prima del XIX secolo, esistevano economie del dono che in alcuni casi persistono ancora oggi. Ad esempio, nelle isole Cook e a Tokelau, nonostante lo sviluppo di un’economia di mercato, è ancora praticato l’inati: un sistema di condivisione equa di tutto il cibo raccolto in ciascun atollo. Anche le comunità di diaspora in Nuova Zelanda, Australia e Stati Uniti, pur partecipando alle economie di mercato dei Paesi in cui vivono, cercano di mantenere tradizioni legate all’economia del dono, come la reciprocità di denaro e regali. Questa pratica è essenziale nelle culture di Samoa (fa’aSamoa), Tonga (anga fakatonga) e altre comunità del Pacifico, evidenziando l’importanza del dono come elemento fondante della loro identità culturale.

Ad alcuni può sembrare fantascienza, avete molti detrattori?

Giorgio Porcellana: Non molti ma alcuni sono accaniti e cercano di screditarci. L’ignoranza è un brutto male!

Cosa consiglieresti a chi cerca di screditarvi?

Giorgio Porcellana: Di studiare. Ma se proprio gli resta difficile potrebbero almeno avvalersi del cinema e della narrativa. Magari è più facile per il loro livello culturale. Il cinema e la narrativa hanno spesso esplorato il tema dell’economia del dono. Attraverso queste narrazioni, si immaginano società in cui lo scambio economico non è regolato dal denaro, ma da principi di solidarietà e reciprocità.

Un esempio significativo è la trilogia marziana di Kim Stanley Robinson, che immagina società umane sviluppatesi lontano dalla Terra e che adottano l’economia del dono. Anche I diseredati di Ursula K. Le Guin affronta il tema attraverso una società anarchica che abbraccia pienamente questo sistema economico, sottolineando l’importanza della cooperazione e del rifiuto della proprietà privata.

Un altro esempio è Notizie da nessun luogo di William Morris, che dipinge un’utopia in cui l’economia del dono regola tutte le interazioni sociali, offrendo una visione di armonia e giustizia sociale. La narrativa fantascientifica amplia ulteriormente l’immaginazione sull’economia del dono. La grande esplosione di Eric Frank Russell, ad esempio, racconta l’incontro tra un’astronave militare e una società pacifista ispirata ai principi gandhiani, dove il dono sostituisce il mercato tradizionale.

In Down and Out in the Magic Kingdom di Cory Doctorow, invece, la storia è ambientata in un futuro in cui immortalità e abbondanza rendono irrilevanti i beni materiali. In questo contesto, il denaro viene rimpiazzato da un sistema economico basato sulla reputazione, che regola le dinamiche sociali. Nel cinema, uno degli esempi più emblematici è il film “Un sogno per domani” (Pay It Forward, 2001), diretto da Mimi Leder. La pellicola racconta la storia di un giovane che propone un sistema per migliorare il mondo basato sul dono

Tra gli altri esempi filmici di grande interesse possiamo considerare “La trilogia marziana” di Kim Stanley Robinson (ispirata alla letteratura, ma che offre spunti per futuri adattamenti cinematografici); Notizie di Nessun Luogo di William Morris” tra altri contributi tematici globali suggeriti. Sarebbe meraviglioso se un giorno Netflix producesse un documentario su Giorgio Porcellana e le Isole del Cambio.

Giorgio Porcellana con la moglie

Come funziona Islands of Change di Giorgio Porcellana?

Giorgio Porcellana: Con l’avvento della tecnologia, gestire questi meccanismi è diventato molto più semplice. Da questa combinazione di tecnica e logica matematica nasce Islands of Change, una piattaforma digitale innovativa. Questa piattaforma consente a chi lo desidera di accedere a un sistema basato sull’economia solidale e circolare del dono, pensato per offrire vantaggi a tutti i partecipanti.

In Islands of Change, l’attività del dono è completamente volontaria. Non richiede investimenti, partecipazione a business o acquisto di prodotti e servizi. Non ci sono obblighi di invito o reclutamento, costi di gestione o abbonamenti. Non è necessario acquistare materiale didattico o formativo, né esistono date prestabilite per ricevere i doni. Ogni avanzamento verso la posizione di Erede, quella centrale con i doni associati, segue tempi imprevedibili e può richiedere pazienza. Tuttavia, il sistema garantisce che, prima o poi, ogni partecipante raggiungerà la propria posizione.

Per accedere a Islands of Change, è necessario un Referral Link fornito da un partecipante già registrato oppure un Link automatico No Referral, senza invitante. È comunque possibile aggiungere un invitante successivamente. Una volta registrati, previa verifica KYC, si accede alla prima isola del sistema, iniziando il percorso nell’economia circolare e solidale attraverso il circuito delle Fast Islands.

Dopo essere diventati Erede per la seconda volta nella prima isola, si può accedere a un secondo e terzo arcipelago, ciascuno composto da quattro isole. Questi livelli successivi permettono di ricevere doni di valore crescente, offrendo ulteriori opportunità all’interno del sistema.

Puoi farci un esempio pratico e comprensibile di come funziona islands of Change?

Giorgio Porcellana: Per non specificare una moneta in concreto, facciamo l’esempio con monete d’oro. Ecco un esempio pratico e semplificato di come funziona il sistema di Islands of Change, utilizzando un meccanismo basato sul dono:

Un partecipante entra nel sistema offrendo un dono iniziale, ad esempio di 100 monete d’oro. Questo gli permette di accedere al primo livello. Quando arriva il suo turno, raggiunge la posizione di Erede e riceve doni da altri partecipanti, per un totale pari a 8 volte il valore iniziale, quindi 800 monete d’oro.

Con le 800 monete ricevute, il partecipante:

  • Usa 400 monete (la metà) per accedere al livello superiore.
  • Tiene per sé 300 monete per le proprie necessità.
  • Usa le restanti 100 monete per rientrare nel primo livello, garantendo la continuità del sistema.

Dal secondo ciclo in poi, ogni volta che il partecipante torna a essere Erede nel primo livello, può trattenere 700 monete per sé e usarne solo 100 per rientrare, perché è già entrato nel secondo livello con il primo ciclo.

Quando raggiunge il secondo livello, avendo investito 400 monete, il meccanismo si ripete. Quando arriva il suo turno come Erede, riceve 8 doni di 400 monete, per un totale di 3.200 monete d’oro. Con queste:

  • Usa 1.600 monete per accedere al livello superiore (il terzo).
  • Tiene per sé 1.200 monete per le proprie necessità.
  • Usa 400 monete per rientrare nel secondo livello, garantendo la continuità del sistema.

Dal secondo ciclo del secondo livello in poi, il partecipante può trattenere 2.800 monete e usare solo 400 per rientrare, perché è già entrato nel terzo livello con il primo ciclo.

Nel terzo livello, entrando con un dono di 1.600 monete, il partecipante riceve 8 doni di pari importo, per un totale di 12.800 monete d’oro. Con queste:

  • Usa 6.400 monete per accedere al quarto livello.
  • Tiene per se 4.800 monete.
  • Usa 1.600 monete per rientrare nel terzo livello.

Dal secondo ciclo del terzo livello in poi, può trattenere 11.200 monete per sé e ridonare solo 1.600 per rientrare.

Nel quarto livello, il partecipante dona 6.400 monete per accedervi. Quando arriva il turno come Erede, riceve 8 doni di pari importo, per un totale di 52.800 monete d’oro. Se decide di fermarsi al quarto livello, può trattenere 7 doni (46.400 monete) e usa solo 6.400 monete per rientrare perpetuamente nel livello, senza necessità di salire ulteriormente.

Questo piano matematico è studiato per garantire che tutti i partecipanti possano avanzare e ricevere i doni, senza esclusioni. Grazie alla ripartizione equa e al reinvestimento parziale, il sistema crea un ciclo perpetuo di economia solidale, dove ogni partecipante beneficia delle opportunità offerte dal dono. Inoltre, i nuovi regolamenti e l’esperienza accumulata nel primo anno assicurano che tutti possano ricevere i propri doni entro i primi 12 mesi, eliminando ogni possibilità di fraintendimenti o disagi.

Giorgio Porcellana Godersi La Vita E Fare Del Bene

E nella piattaforma vedremo anche Giorgio Porcellana?

Giorgio Porcellana: Certo vedrete Giorgio Porcellana, la moglie, gli amici, i parenti… Tutti dobbiamo contribuire e tutti riceviamo benefici.

Quindi si può dire che Islands of Change è un sistema di sviluppo dell’economia del dono decentralizzato?

Giorgio Porcellana: Si assolutamente. Il denaro utilizzato per i doni viene regalato direttamente da persona a persona. Questo avviene nel rispetto delle leggi internazionali e nazionali sui regali in denaro di modiche cifre, come accade con musicisti di strada, mendicanti, camerieri, parcheggiatori, o coppie di sposi.

La piattaforma Islands of Change è amministrata dalla International Jorel Foundation, di cui sono portavoce ufficiale e presidente onorario. È completamente decentralizzata, non trattiene percentuali sui doni e non richiede intermediari. Il suo funzionamento è semplice, simile a una rubrica telefonica. I partecipanti possono contattarsi tra loro ogni volta che agiscono come Donatori o quando raggiungono la posizione centrale di Erede.

I passaggi tra le posizioni e le isole avvengono automaticamente. Dopo aver completato le donazioni come Donatore e aver raggiunto il centro come Erede, si ricevono i doni e si esce dall’isola. Si può scegliere di rientrare come Donatore effettuando un nuovo dono a un altro Erede. Questo processo può essere ripetuto all’infinito, ogni volta che lo si desidera.

Ma come fai a mantenere la piattaforma se non genera profitti?

Giorgio Porcellana: Fino ad oggi ho sostenuto personalmente, in forma privata, tutte le spese per la creazione e la gestione della piattaforma. Questo è stato possibile grazie ai guadagni delle mie società, che mi hanno permesso di sviluppare ben tre Arcipelaghi differenti, come se avessi realizzato tre piattaforme separate.

Per garantire il funzionamento della piattaforma, sono stati introdotti degli Avatar virtuali imparziali, chiamati Eternal. Questi Avatar hanno facilitato l’accesso dei primi partecipanti e intervengono in caso di cancellazione di un partecipante, assicurando la continuità del sistema. Gli Eternal sostituiscono temporaneamente i partecipanti mancanti, permettendo agli altri di avanzare fino alla posizione di Erede. Gli Avatar, che appartengono al Dipartimento di Economia Circolare Solidale della Fondazione, operano come normali partecipanti, donando e ricevendo senza alcun privilegio o eccezione.

Gli Avatar Eternal hanno nomi ispirati a divinità greche, egizie, orientali e mitologiche. Quando ricevono doni, questi vengono incamerati dalla Fondazione come vere e proprie donazioni. Tali risorse vengono utilizzate per sostenere sia le necessità del Dipartimento che il funzionamento della piattaforma, oltre a finanziare vari progetti umanitari. Tra questi vi sono la costruzione di ecovillaggi, centri salute, strutture per anziani, scuole alternative per bambini e ragazzi, centri di formazione artistica, scuole di musica, canto e ballo, laboratori di scienza e tecnologia, iniziative per la sicurezza delle donne, centri di accoglienza per persone in difficoltà e biblioteche digitali.

Grazie a queste donazioni, la Fondazione sarà in grado di coprire le spese di Islands of Change, liberandomi finalmente dalla necessità di pagare di tasca mia, come ho fatto finora. In questo modo, la piattaforma potrà continuare a crescere e a operare con il supporto diretto della Fondazione Internazionale Jorel.

Però, a prima vista potrebbe sembrare uno schema Ponzi. In cosa si differenzia Islands of Change di Giorgio Porcellana da un sistema di guadagni piramidale?

Giorgio Porcellana: La piattaforma è stata attentamente analizzata da diversi studi legali in varie parti del mondo, e tutti gli avvocati coinvolti hanno confermato la piena legalità del sistema. Non ha nulla a che vedere con schemi a catena di Sant’Antonio o piramidali. La differenza fondamentale risiede nell’assenza di obblighi di reclutamento. L’avanzamento delle posizioni da Donatore può avvenire anche con l’inserimento di Cloni virtuali, ovvero Avatar generati dai partecipanti stessi con un semplice click. Questo meccanismo garantisce che anche l’ultimo dei partecipanti possa chiudere le posizioni necessarie per proseguire e raggiungere la posizione di Erede.

Tutti i partecipanti, senza alcuna distinzione, possono contribuire all’avanzamento di chi si trova nella stessa Isola. Nessuno rimane bloccato a lungo nella stessa posizione, perché il sistema consente a tutti di progredire, seppure con tempi variabili. Dopo il primo anno di esperienza, la piattaforma ha affinato i suoi strumenti per velocizzare l’avanzamento dei partecipanti e rendere il percorso più fluido per tutti.

Islands of Change non presenta alcuna somiglianza con uno schema Ponzi, per diversi motivi chiave. Essendo decentralizzata, non esiste un “Sig. Ponzi” o un’entità centrale che trattiene il denaro o una percentuale di quanto viene donato. I doni vengono trasferiti direttamente dal Donatore all’Erede, senza intermediari, broker o provvigioni. Anche se un Erede decidesse di trattenere i propri doni e non rientrare più nel sistema, gli altri partecipanti continuerebbero ad avanzare regolarmente.

Non c’è nemmeno uno schema piramidale. In Islands of Change, non esiste un vertice privilegiato che continua a beneficiare all’infinito del lavoro degli altri. Una volta raggiunta la posizione di Erede e ricevuti i doni, il partecipante deve uscire dall’Isola. Solo se lo desidera, potrà rientrare, ma partendo nuovamente dalla base come Donatore.

Questo meccanismo garantisce un ciclo equo e inclusivo, in cui ogni partecipante ha la possibilità di raggiungere la posizione centrale. Inoltre, il sistema è progettato per garantire equità e rotazione continua, senza esclusioni.

È obbligatoria la permanenza nella community?

Giorgio Porcellana: La permanenza nella community di Islands of Change non è obbligatoria. Chiunque può abbandonare la piattaforma e la community in qualsiasi momento, senza alcun vincolo. Non ci sono obblighi di proseguimento e nessuno deve nulla a nessuno. Il dono è completamente libero e incondizionato, privo di qualunque obbligo di restituzione o continuità.

Se si decide di lasciare le Isole definitivamente, trattenendo i doni ricevuti, è possibile farlo senza che ciò comprometta il funzionamento del sistema. Gli altri partecipanti continueranno il loro percorso regolarmente. Questo è reso possibile grazie alla struttura matematica e geometrica che sostiene il sistema, garantendo la continuità anche in caso di abbandoni.

Per chi sceglie di restare e beneficiare dell’Economia Circolare e Solidale, è richiesto di ridonare la parte eccedente dei doni ricevuti. Questo permette di mantenere la circolarità del sistema e garantisce vantaggi a tutta la community. Ogni partecipante trattiene solo la parte spettante, mentre la ridistribuzione contribuisce al benessere collettivo, in linea con i principi di solidarietà e con il regolamento della piattaforma.

In sintesi, partecipare è una scelta libera, e lasciare la community non comporta alcuna penalità. Chi decide di proseguire, invece, contribuisce attivamente alla circolazione del valore all’interno della community.

Che numeri avete raggiunto in Islands of Change?

Giorgio Porcellana: Ad oggi, la Community di Islands of Change ha superato i 150.000 partecipanti provenienti da oltre 36 nazioni. Il numero di membri continua a crescere mese dopo mese, dimostrando l’attrattiva e il successo del sistema. Nel primo anno di attività, da dicembre 2023 a dicembre 2024, sono stati ridistribuiti doni per un valore complessivo superiore a 10 milioni di dollari.

È importante sottolineare che questi doni non sono mai transitati attraverso la piattaforma stessa, ma sono stati scambiati direttamente da conto a conto tra i partecipanti, nel pieno rispetto delle normative e grazie al sistema di modiche somme scambiate tra le varie Isole. Questi numeri evidenziano non solo la crescita della community, ma anche l’efficienza del modello di Economia Circolare e Solidale che caratterizza Islands of Change.

Quali sogni deve ancora realizzare Giorgio Porcellana?

Giorgio Porcellana: I sogni da realizzare sono molti. Il primo obiettivo da raggiungere è la creazione di villaggi autosufficienti in varie parti del mondo, dotati di strutture innovative e sostenibili. Ogni villaggio avrà un centro salute indipendente, scuole private per la formazione di bambini e ragazzi, centri di vitalità per anziani dedicati alla creatività e all’intrattenimento, un supermercato interno con prodotti agricoli e alimentari autoprodotti, piccoli allevamenti per il fabbisogno della comunità, un parco giochi per bambini, palestre e centri sportivi, cinema e laboratori artistici per lo sviluppo di talenti nella pittura, scultura, musica, danza e altre forme d’arte. Ci saranno anche biblioteche digitali per accedere a milioni di libri da tutto il mondo.

Le abitazioni saranno costruite rapidamente con materiali innovativi e naturali, progettate per promuovere una vita più semplice e in armonia con la natura. Questi villaggi saranno luoghi in cui l’amicizia, la solidarietà e l’aggregazione saranno valori centrali, favorendo lo sviluppo personale e un senso di comunità. Questo stile di vita attrarrà persone da tutto il mondo in cerca di una realtà alternativa, più naturale e consapevole.

Un altro obiettivo significativo è il Dipartimento di Economia Circolare e Solidale della Fondazione, che potrà fare la differenza anche per chi non vive nei villaggi. Questo progetto mira a estendere i benefici della solidarietà e della sostenibilità a un pubblico più ampio, creando opportunità per tutti.

Cosa farà Giorgio Porcellana nel prossimo futuro?

Giorgio Porcellana: Quello che faccio oggi: godermi la vita ed aiutare il prossimo!

Possiamo dire che Giorgio Porcellana, attraverso il suo lavoro, promuove una riflessione sui sistemi economici, invitando a concentrarsi sulla condivisione e il sostegno reciproco. Per Giorgio Porcellana, l’economia del dono non è solo un sistema economico, ma un modo di vivere culturale ed etico. Secondo lui, l’essenza dell’economia del dono risiede nella costruzione di relazioni piuttosto che nell’accumulazione di ricchezze.

Forse Giorgio porcellana sarà protagonista del prossimo documentario su Netflix? Una produzione su Giorgio Porcellana sarebbe davvero affascinante. La sua innovativa esplorazione dell’economia del dono come modello economico e culturale trasformativo ha tutti gli elementi per una narrazione coinvolgente. Attraverso interviste, approfondimenti storici ed esempi concreti, il documentario potrebbe mettere in evidenza il potere della generosità e della reciprocità nel ridefinire le comunità. Netflix potrebbe dare visibilità alla visione di Giorgio Porcellana, incentrata sul privilegiare le relazioni piuttosto che le transazioni, portando il suo messaggio a un pubblico globale.

Presentando comunità che hanno abbracciato i principi dell’economia del dono, il documentario potrebbe dimostrare i profondi effetti di questo approccio su sostenibilità, equità e coesione sociale. Grazie alla sua capacità unica di unire educazione e intrattenimento, Netflix rappresenta la piattaforma ideale per diffondere le idee di Giorgio Porcellana e ispirare gli spettatori a ripensare il loro rapporto con il denaro, il valore e il vero significato di comunità.

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